Mario Schifano – Il Ritmo della Dolce Vita

Mario Schifano

A cura di Giulia Turati
[English version below]

1960, Roma: Anita Ekberg fa il bagno nella Fontana di Trevi e Marcello Mastroianni la guarda ammaliato. Roma è Felliniana e al Caffè Rosati poco più in là, tre artisti talentuosi – Mario Schifano, Tano Festa e Franco Angeli – belli e dannati daranno vita alla Scuola di Piazza del Popolo. 

Di Mario Schifano, tutti parlano e tutte le donne vanno matte. Giovane pittore dal carattere controverso e provocatore, era definito un artista “maledetto” per i tanti scandali che si portava dietro. Roma gli stava stretta, voleva sfatare i perbenismi e le regole, sia accademiche che sociali, tanto che nella sua vita vinse cinque premi d’arte – Il Premio Sassoferrato (1960), il Premio Lissone (1961), il Premio Fiorino e La Nuova Figurazione (1963) – e finì sei volte in prigione. 

Mario Schifano – La Balla, 1965

Nato nel ‘34, pittore visionario, creativo, versatile, immerso nella vita culturale e sociale capitolina, nel 1965 a Roma, divenne ufficiosamente l’organizzatore dell’ “Afterparty” dopo le serate al nightclub Piper di via Tagliamento; il festino “after” nell’appartamento di Mario, era una situazione in cui partecipavano volti importanti tra cui i Rolling Stones, la loro musa Anita Pallenberg (che prima di fidanzarsi con Richards fu l’“infedele” compagna di Mario), Patty Pravo, Ettore Rosboch e Eleonora Giorgi, si sperimentavano droghe e si ballava a tempo di suoni e ritmi “sperimentali”. 

Ingresso Piper – Roma

Giuseppe Farnetti, colui che al Piper Club passava i dischi nelle pause tra uno spettacolo dal vivo e l’altro, era anche colui che curava il sound delle feste di Schifano e si racconta che sia proprio in quell’occasione che il Dj, sotto consiglio dello stesso padrone di casa, iniziò a mixare i brani utilizzando degli effetti e abbattendo gli stacchi tra una traccia e l’altra.

E’ il 1963 e Schifano inizia a collaborare con il Gallerista Leo Castelli di New York. Assuefatto dallo scintillio della Grande Mela, incontra e stringe rapporti con personaggi del calibro di Frank O’Hara, Jasper Johns, Robert Rauschenberg, Christo, Klein e ritrova l’amico Romano Mimmo Rotella. L’“odore” delle notti Americane, inspirato da Mario tra night clubs, Factory di Andy Warhol, Club 54 e una Manhattan dai ritmi primordiali, innestarono a Mario le idee ed i concetti che importò non appena tornato in patria.

Mario Schifano e Andy Wharol

Nel ‘65 Mario Schifano porta la Pop Art in Italia con opere remake di cartelloni, scritte e loghi pubblicitari come Esso o Coca Cola; riposti i monocromi su tela o le decostruzioni di paesaggi, espose a New York, Parigi, Milano, Roma, Venezia. Ma ancora non gli bastava.
La live performance, la messa in scena di un suo personale show era ormai il chiodo fisso dell’artista Italiano. Ecco allora che nel ’66 Mario poteva contare tra le sue opere anche la produzione di una band musicale: “Le Stelle di Mario Schifano”, gruppo formato da Nello Marini, Urbano Orlandi, Giandomenico Crescentini e Sergio Cerra, l’elemento mancante per poter mettere in pratica quel chiodo fisso, il suo grande “Show”: “Grande angolo, sogni, stelle”. 

Le Stelle di Mario Schifano

La sera del 28 dicembre 1967 al Piper di Roma, il posto dove succedevano le cose e dove si incontravano le persone giuste, si scatena lo spettacolo di 5 ore progettato dell’artista visionario. La performance vede esibirsi “Le Stelle”, musicisti di fama internazionale come Shawn e Neil Phillips, Peter Hartman ed artisti figurativi, ballerini e poeti. Il background dello show era spaziale: lungo le pareti del club c’erano quattro schermi panoramici dove scorrevano colorate diapositive, proiezioni di dipinti dell’artista e spezzoni di filmati di guerra.

Piper – Roma

La musica era “alternativa”, psichedelica, i ritmi erano ispirati al Rock Inglese e all’House americana. Si racconta che la folla fosse in visibilio e che quell’evento avesse sancito la data dalla quale partì la rivoluzione del sound nei nightclub d’Italia. Con Mario Schifano (Homs, 1934 – Roma 1998), pittore e regista, la musica in Italia stava cambiando.


[English version]
Mario Schifano – The Rhythm of La Dolce Vita
By Giulia Turati

1960, Rome: Anita Ekberg takes a bath in the Trevi Fountain and Marcello Mastroianni looks at her in awe. Rome had a Fellinian atmosphere and at the Caffè Rosati a little further on, three talented, beautiful and damned artists – Mario Schifano, Tano Festa and Franco Angeli – give birth to the School of Piazza del Popolo.

Everybody talks about Mario Schifano, and all the women love him. A young painter with a controversial and provocative character, he was called a “cursed” artist for the many scandals he carried with him. Rome was close to him, he wanted to debunk the perbenisms and rules, both academic and social, so much so that in his life he won five art awards – Sassoferrato Prize (1960), the Lissone Prize (1961), Fiorino and La Nuova Figurazione Prize (1963) – and ended up six times in prison.

Born in the 34, visionary painter, creative, versatile, immersed in the cultural and social life of the Capitoline, in 1965 in Rome, he unofficially become the organizer of the Piper’s “Afterparty” in Tagliaferro street; the after parties in Mario’s apartment saw the participation of important faces including the Rolling Stones, their muse Anita Pallenberg (who before the engagement with Richards was “unfaithful” Mario’s partner), Patty Pravo, Ettore Rosboch and Eleonora Giorgi. They were experimenting drugs and dancing “experimental” sounds and rhythms.

Giuseppe Farnetti, who was spinning records at Piper Club between a live show and the other, was also the one who took care of the sound at Schifano’s parties and it is said that it was in that moment that the DJ, under the advice of the landlord, began to mix using effects and breaking the gaps between tracks.

In 1963 Schifano began collaborating with the New York gallerist Leo Castelli. Addicted to the sparkle of the Big Apple, he meets and establishes relationships with artists like of Frank O’Hara, Jasper Johns, Robert Rauschenberg, Christo, Klein and his friend Romano Mimmo Rotella. The “smell” of the American nights, inspired by Mario between night clubs, Factory by Andy Warhol, Club 54 and a Manhattan by the primordial rhythms, triggered Mario ideas and concepts that mattered as soon as he returned home.

In ’65 Mario Schifano brings Pop Art to Italy with the remakes of billboards, logotypes and advertisings such as Esso or Coca Cola; he put the monochrome on canvas or deconstructed landscapes, with exhibits in N.Y, Paris, Milan, Rome, Venice. But it still wasn’t enough.
Live performance and the staging of one of his personal shows was now the focus of the Italian artist. Morevover in ’66 Mario featured among his works the production of a musical band: “The Stars of Mario Schifano”, a group formed by Nello Marini, Urbano Orlandi, Giandomenico Crescentini and Sergio Cerra, This was the missing element to be able to realize his big “Show”: “Big corner, dreams, stars”.

On the evening of December 28, 1967 at Piper in Rome, the place where things happened and where glamorous people met, the 5-hours show designed by the visionary artist is unleashed. The performance featured “The Stars” concert, internationally renowned musicians such as Shawn and Neil Phillips, Peter Hartman and many figurative artists, dancers and poets. The show’s background was out of this world: along the club’s walls there were four panoramic screens with colourful slides, projections of the artist’s paintings and clips of war footage.

The music was “alternative”, psychedelic, the rhythms were inspired by English Rock and American House. 
It is said that the crowd was in full swing and that that event marked the date from which the sound revolution began in the nightclubs of Italy. With Mario Schifano (Homs, 1934 – Rome 1998), painter and director, music in Italy was changing.

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