DANAE FESTIVAL – “NUCLEO – da Francis Bacon” di Alessandra Cristiani

Photo credit Maurizio Anderlini

A cura di Enrica Vione
[English version below]

La parola “corpo” è uno di quei termini di cui talvolta, senza renderci conto, abusiamo nel quotidiano. Ne parliamo spesso in modo inconsapevole come una semplice forma, un contenitore. Ecco perché una performance come quella incarnata nel più reale senso del termine da un’artista come Alessandra Cristiani, danzatrice e coreografa, esploratrice del pensiero e della pratica dell’Ankoku Butoh, materializza totalmente l’idea di corpo come casa, con tutte le sue luci e ombre annesse.

Photo Credit Maurizio Andrelini

Il movimento Ankoku-butō (“danza tenebrosa”), attivo in Giappone negli anni cinquanta, ha ispirato varie tecniche e forme di danza contemporanea, i cui caratteri principali sono la nudità del ballerino e l’alternarsi di movimenti lenti con convulsioni frenetiche. Si innesca quindi da parte dell’artista un’indagine profonda sul valore della corporeità nell’epoca contemporanea e l’impatto degli aspetti carnali del corpo nelle arti performative, prendendo ispirazione da un trittico di artisti quali Egon Schiele, Francis Bacon e Auguste Rodin che hanno rivoluzionato, ognuno a proprio modo, il pensiero dell’interpretazione di simboli, temi e argomenti all’interno delle arti visive.

Photo credit Maurizio Anderlini

La performance si è svolta all’interno degli spazi della Fabbrica del Vapore. Alessandra Cristiani ha presentato un frammento della trilogia, dal titolo Nucleo – da Francis Bacon (II tappa) in uno spazio che è stato ricreato per ricordare una casa e portarci in un’atmosfera di intimità. Si instaura sin da subito un dialogo vivo con il pubblico a cui si dà la possibilità, attraverso l’osservazione della pratica performativa dell’artista, di far percepire e toccare in modo tangibile il corpo, anche e soprattutto nel suo interno.

Photo crediti Maurizio Anderlini

Osservare la pelle completamente nuda nella sua totalità, la tensione muscolare continua nei suoi movimenti, i nervi, le ossa, i flussi emozionali e il gioco di luci e ombre che si crea durante l’esibizione, ci porta a quello che è uno degli obiettivi dell’artista, ovvero, come dice la stessa Alessandra Cristiani: “Il bisogno di intercettare il mio corpo e di agganciarlo a quello altrui”.

Photo credit Maurizio Anderlini

Vi è una ricerca sulla profondità del corpo e con tutti gli spazi annessi, che ci porta ad aprirci a una riflessione che perdura per tutta la performance su quello che è il valore del corpo nella realtà, nell’umanità, nella vita sociale e quotidiana.

Francis Bacon ci ha mostrato nei suoi lavori la turbolenza “fermata” del corpo, lo percepiamo dal modo in cui usava il pennello per farci sentire il ribollire dei muscoli.
Alessandra Cristiani riporta nella sua arte lo stesso turbinio fisico e corporale, “Di quale corpo abbiamo paura? Quale fiducia riponiamo nel corpo se non quella che viene soddisfatta dal nostro grado di controllo, di manipolazione, di devianza? “. La danzatrice crea uno scambio di energie umane immediate, in uno spazio in cui l’idea del limite del corpo tra vita e morte, bellezza e dolore è quasi sospeso, in una dimensione sacrale e ineffabile.

Photo credit Maurizio Anderlini

https://www.danaefestival.com/
http://www.alessandracristiani.com/
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[English version]

DANAE FESTIVAL – “NUCLEO – from Francis Bacon” by Alessandra Cristiani


By Enrica Vione

The word “body” is one of those terms that we sometimes abuse in everyday life without realizing. We often talk about it unconsciously as a simple form, a container. This is why a performance like that embodied by an artist like Alessandra Cristiani, dancer and choreographer, explorer of the thought and practice of Ankoku Butoh, totally materializes the idea of ​​the body as a home, with all its associated lights and shadows.


The Ankoku-butō (“dark dance”) movement, active in Japan in the 50s, has inspired various techniques and forms of contemporary dance, the main aspects of which are the dancer’s nudity and alternation of slow movements with frantic convulsions. The artist then triggers a deep investigation into the value of corporeality in present times and the impact of the carnal aspects of the body in performing arts, taking inspiration from a triptych of artists such as Egon Schiele, Francis Bacon and Auguste Rodin who have revolutionized, each one in its own way, the thought of the interpretation of symbols, themes and topics within the visual arts.


The performance took place within the spaces of Fabbrica del Vapore, and Alessandra presented a fragment of the trilogy, entitled Nucleo – by Francis Bacon (II stage) in a space that has been recreated to remember a home and bring us into an atmosphere of intimacy. Immediately a lively dialogue is established with the public, which is given the opportunity, through observation of the artist performative practice, to make the body perceive and touch in a tangible way, even and especially in its interior.


To observe the completely naked skin, the muscular tension that continues in hers movements, nerves, bones, emotional flows and the game of lights and shadows created during the performance, leads us to one of the artist’s goals, that is, as Alessandra Cristiani says “The need to intercept my body and hook it to the one of others “.


There is a research on the depth of the body and with all the associated spaces, which leads us to open ourselves to one reflection that lasts throughout the performance on what is the value of the body in reality, in humanity, in social and daily life.


Francis Bacon showed us in his works the “stopped” turbulence of the body, we perceive it from the way in which he used the brush to make us feel the bubbling of the muscles “.
Alessandra Cristiani reports in her art the same physical and corporal whirlwind. “What body are we afraid of? What trust do we place in the body if not the one that comes satisfied with our degree of control, manipulation, deviance?” The dancer creates an exchange of immediate human energies, in a space where the idea of ​​the limit of the body between life and death, beauty and pain it is almost suspended, in a sacred and ineffable dimension.

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