Adrian Piper – “The Mythic Being” (1973)

A cura di Cristina Baù
[English version below]

Nell’ambito dell’arte contemporanea poche opere riescono a intrappolare e sfidare la percezione collettiva come “The Mythic Being” di Adrian Piper. Questa audace performance, concepita tra gli anni ’70 e ’80, riafferma il potere della trasformazione identitaria e invita alla riflessione sulle complessità razziali e di genere.

Al centro della performance si trova l’alter ego maschile di Adrian: “Mythic Being”. L’artista si presenta da donna a uomo, con un’estetica afro-americana eccentrica: capelli afro, occhiali scuri e abiti freak, simbolo di una ribellione contro le norme consolidate di bellezza e comportamento. Questo personaggio diventa un mezzo attraverso il quale l’artista esplora le tensioni sociali, esponendo la fragilità dei confini identitari imposti dalla società.

Il progetto che include fotografie, disegni e performance, non è solo un atto di auto-espressione; è anche un provocatorio strumento di interazione. Le sue apparizioni nei luoghi pubblici sono caratterizzate da un’interazione diretta con il pubblico, costringendolo a confrontarsi con le proprie preconoscenze e pregiudizi. Gli spettatori sono posti in una posizione di vulnerabilità; devono interrogarsi su come percepiscono l’“Altro” e su quali stereotipi guidano le loro reazioni. La potenza di questa opera risiede nella sua capacità di dissolvere le barriere tra artista e pubblico, invitando a una conversazione necessaria e urgente.


Piper utilizza la narrazione visiva e verbale per dare voce a esperienze marginalizzate, xenofobia e ingiustizia sociale, creando un dialogo che trascende il semplice atto performativo. La sua arte ci costringe a riflettere sulle questioni di razza, genere e autenticità, in un momento storico in cui tali temi sono ancora incredibilmente rilevanti. L’impatto di “The Mythic Being” non si limita alla scena artistica degli anni ’70, ma continua a risuonare nel panorama contemporaneo ispirando nuove generazioni di artisti e attivisti.


Con ogni manifestazione del Mythic Being, Piper non solo frammenta le convenzioni estetiche, ma compone un’opera d’arte vivente, vibrante e pulsante di significato. La sua performance è un invito a guardare oltre la superficie, ad abbracciare la complessità delle identità umane e a riconoscere la potenza del dialogo come strumento di cambiamento. In questo modo Adrian Piper si afferma non solo come artista, ma come catalizzatrice di riflessione sociale e culturale.


[English version]

Adrian Piper – “The Mythic Being” (1973)
Curated by Cristina Baù

In contemporary art, few works capture and challenge collective perception like “The Mythic Being” by Adrian Piper. This daring performance, conceived between the 1970s and 1980s, reaffirms the power of identity transformation and invites reflection on racial and gender complexities.

At the center of the performance is Adrian’s male alter ego: “The Mythic Being”. The artist presents herself as a woman in a man, with an eccentric African-American aesthetic: afro hair, dark glasses and freak clothes, a symbol of rebellion against established norms of beauty and behavior. This character becomes a mean through which the artist explores social tensions, exposing the fragility of the identity boundaries imposed by society.

The project, which includes photographs, drawings and performances, is not only an act of self-expression; it is also a provocative tool for interaction. Her appearances in public spaces are characterized by direct interaction with the audience, forcing her to confront her own preconceptions and prejudices. Viewers are placed in a position of vulnerability; they must question how they perceive the “Other” and what stereotypes guide their reactions. The power of this work lies in its ability to dissolve the barriers between artist and audience, inviting a necessary and urgent conversation.

Piper uses visual and verbal storytelling to give voice to marginalized experiences, xenophobia, and social injustice, creating a dialogue that transcends the simple act of performance. Her art forces us to reflect on questions of race, gender, and authenticity, during a time in history when these issues are still incredibly relevant. The impact of “The Mythic Being” is not limited to the art scene of the 1970s, but continues to resonate in the contemporary landscape inspiring new generations of artists and activists.

With each manifestation of Mythic Being, Piper not only fragments aesthetic conventions, but composes a living, vibrant and meaningful work of art. Her performance is an invitation to look beyond surfaces, to embrace the complexity of human identities and to recognize the power of dialogue as a tool for change. In this way Adrian Piper asserts herself not only as an artist, but as a catalyst for social and cultural reflection.

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